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Visita Scicli

Tra cultura e gastronomia

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testo e fotografie di Giovanni Portelli

Disposta in un’ampia vallata alla confluenza di tre valloni, Scicli è un città che unisce la fine eleganza e lo stile delle costruzioni settecentesche che ornano il suo centro storico, con la rude natura delle colline rocciose che la circondano, quasi formando una cornice di pietra che si apre verso il mare. Ricostruita dopo il terremoto che, nel 1693, la distrusse assieme a gran parte delle altre città del Val di Noto, è ricca di chiese e palazzi in stile tardo barocco e, per questo, è stata degnamente inserita, dall’UNESCO, tra il patrimonio dell’umanità da salvaguardare e tutelare.

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Lo stile costruttivo è fondato sulla ricerca di spazi e di effetti scenici, che trova particolare espressione nella realizzazione della stradina di Via Francesco Mormina Penna, vero cuore barocco della città di Scicli. Su questa breve via si affacciano, infatti, ben tre chiese (Santa Teresa, San Michele, San Giovanni) di particolare fascino e numerosi palazzi nobiliari che, insieme, costituiscono una successione di angolature e prospettive che riescono ad ammaliare, immediatamente, il visitatore. Altro gioiello costruttivo è rappresentato da Palazzo Beneventano, visibile già da Piazza Municipio, ampio slargo con cui termina Via Francesco Mormina Penna: ricco di decorazioni artistiche che affondano nel fantastico il loro motore ispiratore, è uno dei monumenti più rappresentativi della città.

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Inserite, poi, in due valloni di pietra, come gioielli incastonati, sono le chiese di San Bartolomeo e Santa Maria La Nuova, al cui interno sono custodite opere artistiche di particolare pregio e valore. Distribuite nella struttura urbana sono, infine, numerose chiese (Chiesa del Carmine, Chiesa della Consolazione, Chiesa di Sant’Ignazio, Chiesa di San Giuseppe, ecc.) e palazzi nobiliari (Palazzo Fava, Palazzo Penna, ecc.) di notevole interesse e felice espressione artistica e architettonica. Posta sulla omonima collina è la Chiesa di San Matteo, monumento che, assieme alla chiesa e al convento della contrapposta collina della Croce, domina l’intera città.

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Sul dirupo che, dal colle di San Matteo scende verso valle, sono state scavate dall’uomo tante abitazioni che, insieme, costituiscono il quartiere di Chiafura, antico insediamento troglodita, abitato fino agli anni Cinquanta del secolo scorso e oramai abbandonato del tutto, ma di cui permane un suggestivo percorso. Alla ricchezza e alla bellezza di chiese e monumenti sapientemente distribuiti nella pianta urbana corrisponde una altrettanta abbondanza di proposte enogastronomiche e prodotti tipici che fanno di questa città e del suo territorio una vera riserva per visitatori colti e golosi.

Scicli. Chiesa del Carmine e piazza omonima.

Scicli. Chiesa del Carmine e piazza omonima.

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La gastronomia di Scicli affonda le sue origini nella tradizione mediterranea. Numerosi sono i primi piatti, alcuni dei quali, una volta, legati alle festività religiose; tra questi il “tianu”, era senz’altro il più caratteristico. Consumato per la Domenica delle Palme, era preparato con ceci, riso, pasta (“capelli d’angelo”) e ricotta e, fatto cuocere, quindi, a fuoco lento in un recipiente di terracotta (“tianu”), per cui assorbiva particolare aroma e sapore. Nell’elenco dei primi piatti non possono mancare i ravioli di ricotta al sugo di maiale, i cavati, pasta fatta in casa, sempre al sugo di maiale, e i legumi, da soli o con la pasta. Particolari sono, pure, i primi piatti preparati con pasta e verdure locali, come “u pastizzu scupiertu”, a base di pasta lunga (“principissedda”), broccoli, pangrattato, uva passa e pomodori salati secchi.

 

Tra i secondi piatti caratteristici sono lo stufato di maiale al sugo, il cosiddetto “turtigghiuni” (rollè di carne) e alcuni piatti a base di pesce come le seppie ripiene o il tonno locale, cucinato in vario modo.

 

Il pane, cotto in forno di pietra, ha forme caratteristiche (“cucchia”, “cucciddatu”, ecc.) e, appena caldo, spesso viene tagliato e condito con olio e pomodori salati tagliati a pezzetti (“u capuliatu”) o con formaggio. Assieme al pane, si usa preparare pagnottelle (’nciminata), anche queste consumate appena sfornate e insaporite come per il pane caldo, focacce (“scacce”) di vari ingredienti (prezzemolo, patate, cipolla e pomodoro, melanzane, ecc.), e le cosiddette ‘mpanate, focacce più grandi con ripieni di carne (agnello, maiale, tacchino) o di pesce (seppie, baccalà). Caratteristica è la cosiddetta ‘nfigghiulata, una focaccia con ricotta e salsiccia, e “u cucciddatu scaniatu”, specie di ciambella preparata con impasto di farina, strutto, pepe, e aggiunta di uova, ricotta e pezzetti di salsiccia sopra.

 

Gustosa e varia è, infine, la produzione di dolci, a base di ricotta, come i cannoli o la “testa di turco” (specie di grande bignè ripieno di crema al latte o di ricotta) o di mandorle, come i biscotti ricci, i “parmetti”, i “iadduzzi”, gli “amaretti”, i “passavulanti”, o di miele locale (di timo o di carruba), come i “mustazzoli” e la “cubbaita”, questo ultimo un tipo di torrone preparato con semi di sesamo, mandorle e buccia d’arancia.

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